Spesso il male di vivere ho incontrato, E. Montale
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Parafrasi
Spesso ho incontrato la sofferenza del vivere, che si potrebbe paragonare al faticoso fluire del ruscello (rivo) che gorgoglia (come in un lamento) impossibilitato nel suo scorrere (strozzato). (Il male di vivere è anche associabile) alla foglia che si accartoccia, perché bruciata dalla calura (riarsa) e al cavallo stroncato dalla fatica (stramazzato).
Non conobbi altra possibilità di esperienza positiva (bene), se con nella condizione rara (del prodigio) tipico di un atteggiamento di superiore distacco (divina indifferenza). La divina indifferenza si manifesta nella statua, nel torpore del mezzogiorno; essa si manifesta nella nuvola e nel falco che vola lontano. (La statua indica la staticità inerte insensibile delle cose. La nuvola per la sua inconsistenza e il falco per la sua libertà istintiva, colti mentre si stagliano nel cielo in un momento di staticità).
La forma e lo stile
La lirica è divisa in due quartine di endecasillabi, tranne l’ultimo verso che è un settenario doppio. Schema: ABBA CDDA. Il componimento ha un andamento discorsivo e il lessico è scarno ed essenziale, caratterizzato da suoni duri e dissonanti (rivo strozzato, cavallo stramazzato).
Correlativo Oggettivo
Procedimento poetico, inizialmente elaborato da Eliot e poi autonomamente ripreso e sviluppato da Montale, per cui una determinata sensazione o emozione viene rappresentata sulla pagina attraverso alcuni oggetti concreti o una situazione particolare, che dovrebbero suscitare nel lettore ciò che prova il poeta senza necessità di mediazione o di spiegazione.
In questa poesia Montale associa al male (il male di vivere) il rivo strozzato, la foglia / riarsa, il cavallo stramazza (elementi concreti della natura che rimandano al concetto di male di vivere).
Commento
Questa poesia è compresa nella raccolta “Ossi di seppia”, pubblicata nel 1925.
La prima parte della poesia è incentrata sul malessere esistenziale ravvisabile nelle situazioni quotidiane. Montale trae alcuni esempi dalla realtà naturale, nel regno inanimato, animale e vegetale: il rivo, la foglia, il cavallo, colti in un momento di precarietà e dolore, come sottolineano gli aggettivi ad essi collegati: strozzato, riarsa, stramazzato: il ruscello che non può più scorrere, la foglia che si accartoccia, il cavallo che è stroncato dalla fatica.E’ la constatazione che in tutti gli aspetti della realtà esiste un male di vivere cosmico e un’uguale sofferenza degli uomini (correlativo oggettivo).
Nella seconda quartina, in opposizione al male di vivere, Montale afferma che l’unico bene per l’uomo consiste nell’atteggiamento di indifferenza, per tutto ciò che è segnato dal male e dal dolore.
Ai tre emblemi del male si contrappongono simmetricamente, tre esempi concreti di questa specie di bene (correlativi oggettivi): la statua, la nuvola e il falco: la statua si caratterizza per la sua fredda, marmorea insensibilità; la nuvola e il falco perché si levano alti al di sopra della miseria del mondo.