Oggetto di personificazione può essere una cosa, un animale o anche un concetto astratto, come la pace, la giustizia, la vendetta.
Oltre alla pubblicità, la personificazione compare in numerose poesie. Un esempio di questa figura retorica è presente nella poesia Canto notturno di un pastore errante dell’Asia, in cui Leopardi si rivolge alla luna: Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai/silenziosa luna?
Un altro esempio, è presente in Cade la neve di Alda Merini.
Cade la neve: tutt’intorno è pace
Sui campi e sulle strade;
silenziosa e lieve,
volteggiando la neve cade.
Danza la falda bianca
nell’ampio ciel scherzosa
poi sul terren si posa stanca. (…)
In questa poesia, personificazioni e metafore si alternano tra loro.
La neve è rappresentata come una bella e dolce fanciulla, che danza e volteggia con leggiadria, come se fosse una ballerina; poi affaticata, s’adagia e s’addormenta nella sua pace, giacché la neve è metafora della pace che scende nella profonda indifferenza del mondo.
A cura di Sofia G.,
classe 1^ E
Ho scelto di adottare l’anafora. Questa figura retorica consiste nel ripetere due o più volte un’espressione all’inizio di frasi o di versi successivi, per sottolineare un’immagine o un concetto: si tratta del modulo tipico della ripetizione. Mi piace perché dà ritmo e musicalità alla poesia.
La poesia in cui è presente questa figura retorica è Il più bello dei mari di Nazim Hikmet
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.
Quando leggo questa poesia, immagino che il poeta stia parlando con la persona che ama, probabilmente una donna, cercando di trasmetterle serenità e ottimismo verso il futuro, anche facendola riflettere sugli eventi che potranno accadere.
Questa poesia non è da intendersi letteralmente, parola per parola, ma con un significato spirituale e figurato.
Infatti, l’espressione ‘Il più bello dei mari’ è quello che non navigammo’ significa che la parte migliore della vita deve essere ancora affrontata; l’espressione il più bello dei nostri figli, non è ancora cresciuto, significa che il tempo in famiglia crescerà sempre di più.
A cura di Sebastiano M.G.,
Classe 1^ E
Per la mia ricerca sulle figure retoriche, ho scelto le canzoni di Fabrizio De André, che hanno una forma poetica e letteraria.
Per le figure retoriche di suono, allitterazione e onomatopea, ho scelto i versi di seguito, estrapolati da Amore che vieni, amore che vai:
E tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici sempre le stesse parole d’amore (…)
Come si nota è presente un’allitterazione, tramite l’utilizzo di molte “r”, che dà la sensazione dell’amore che scappa velocemente.
In Se ti tagliassero a pezzetti, trovo che nel verso Il regno dei ragni… richiami il lavorio delle zampette dei ragni:
Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li accoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso.
Per le figure retoriche di significato, similitudine, metafora e sinestesia: in La canzone di Marinella e Il pescatore ci sono due belle similitudini, citate di seguito evidenziate:
Bianco come la luna il suo cappello
come l’amore rosso il suo mantello(…)
Per la metafora ho scelto Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers:
Al sol della calda primavera
lampeggia l’armatura
del Sire vincitor.
Avvicinare l’immagine del mondo con quella del cuore mi fa pensare che il cuore di De André è vasto e grandissimo.
In Canzone del maggio c’è la personificazione:
Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.
E in L’ombra di Maria è presente la sinestesia:
Nel grembo umido, scuro del tempio
l’ombra era fredda,gonfia d’incenso.
E per finire per le figure di ordine come l’anafora ho scelto Il pescatore:
Venne alla spiaggia un assassino
due occhi grandi da bambino
due occhi enormi di paura
eran gli specchi di un’avventura (…)
E’ stato molto bello scoprire che all’interno delle canzoni di Fabrizio De André ci sono tantissime figure retoriche.
La mia figura retorica preferita è l’anafora perché nella ripetizione si formano anche delle sonorità che rendono il testo ancora più bello e ritmico.
A cura di Stefano T.,
classe 1^ E
Ho scelto di adottare la metafora. Questa figura retorica consiste nella sostituzione di una parola con un’altra, legata alla prima da un rapporto di somiglianza. Essa mi piace perché le frasi arricchite dalle metafore sono più stimolanti e creative.
Ho scelto la poesia di Rodari, intitolata La scuola dei grandi, poiché tratta un tema che mi sembra familiare, in quanto essa associa al vita dei grandi a quella degli studenti.
La scuola dei grandi, di Gianni Rodari
Anche i grandi a scuola vanno
tutti i giorni di tutto l’anno.
Una scuola senza banchi
senza grembiule nè fiocchi bianchi.
E che problemi, quei poveretti
a risolvere sono costretti:
In questo stipendio fateci stare
vitto, alloggio e un po’ di mare (…)
In questa poesia, Rodari vuole farci capire che non si finisce mai di andare a scuola anche da adulti e quindi di studiare e imparare cose nuove. La scuola dei grandi non ha vacanze, dura un anno intero, poi un altro è un altro ancora ed essi devono riuscire a far rientrare in quello che guadagnano tutti i bisogni della famiglia.
Insomma la vita da adulto non è proprio rosa e fiori, perché anche per loro ci sono lunghi momenti difficili, come nella scuola che viviamo noi alunni.In questo caso Rodari non sostituisce semplicemente una parola con un’altra a cui è legata da un rapporto di somiglianza, ma l’intera poesia è tutta una metafora in cui la vita degli adulti è rispecchiata dalla vita degli scolari.
A cura di Virginia M.,
Classe 1^ E
La mia figura retorica preferita è la similitudine, perché evidenzia la somiglianza tra due elementi e li paragona tra loro.
Ho scelto questa figura retorica perché mi piace il modo creativo in cui viene espressa la somiglianza.
Per esemplificare la mia riflessione, ho scelto la poesia San Martino di Carducci.
San Martino di Carducci
La nebbia a gl’irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
Urla e biancheggia il mar; (…)
Tra le rossastre nubi
Stormi d’uccelli neri,
Com’esuli pensieri,
Nel vespero migrar.
In questa poesia Carducci descrive il paesaggio e la vita del suo borgo, nel giorno di San Martino. In questo quadro autunnale Carducci rievoca la semplicità agreste della sua terra d’infanzia. Le immagini degli elementi della natura: nebbia, colline, mare, comunicano armonia ed equilibrio. La similitudine è: uccelli neri, come esuli pensieri, in cui si paragonano gli uccelli ai pensieri, che si vorrebbero mandare via lontano. Questa similitudine mi ha colpito, perché solitamente si paragona una cosa astratta a una concreta e non viceversa.
A cura di Martina D.,
Classe 1^ E
La figura retorica che ho scelto è la personificazione. Essa dà vita a un oggetto o a un animale, a cose sia concrete che astratte, come se improvvisamente avessero i cinque sensi. Ho scelto questa figura retorica perché attribuire un’anima a oggetti senza vita mi pare creativo e divertente. Infatti, la personificazione ti permette di sbrigliare la fantasia e di entrare in un mondo magico.
Per rappresentare la mia figura retorica del cuore, ho scelto la Luna bambina,di Rodari.
E adesso a chi la diamo
questa luna bambina
che vola in un “amen”
dal Polo Nord alla Cina?
Se la diamo a un generale,
povera luna trottola,
la vorrà sparare
come una pallottola. (…)
In questa filastrocca, il poeta vuole dare la luna a qualcuno, ma non sa a chi. Ipotizza di donarla a un generale, che la sparerebbe, a un avaro, che la metterebbe in banca a un calciatore, etc. etc. Come leggiamo nei versi, la luna ha sentimenti umani (personificazione).